Gianni Cavazzini, 1976
Una sostanza calda scorre nella pittura di Walter Madoi, un fuoco che si alimenta nelle forme brumose della Padania, esce nella camera ardente dei fiori e si rinsangua nel dolore delle figure. Sulla tela incombe il gran viso piegato nel sorriso callido, si riversa tutta la persona massiccia del pittore con l'impulso scoccato nell'ira o con la calma scorrente nella pace. Madoi è un personaggio autentico che sempre oltrepassa le regole e si espande nella propria libertà; tocca gli accenti sopra il rigo nello slancio della passione e forza il dosaggio tonale; si rifugia nel silenzio corrusco e raggiunge al fondo la nota bassa del colore. Si scopre che il suo grigio è di una tonalità tiepida, centrato fra il bianco e il nero, l'involucro di un dramma. Si avverte che il fondo rosso adagiato in abbraccio ai fiori non è la quinta di una scena ma il contrasto pulsante sul tessuto prosciugato del vegetale. E si intuisce, infine, il magma rovente della figura che esce dai gesti spettrali nell'abbandono tragico. E' chiaro che la pittura di Madoi, per essere intesa, va assunta tutta intera, con le dissonanze di forma e con i registri dilatati; così come il suo autore. Un imperioso e violento sentimento dell'uomo esce allora, dall'una e dall'altro, con l'intensità pregnante che è nel segno e nel gesto di un personaggio siglato per eccesso di vigore sulla ferita del presente.