Mauro Furia, da Le Donne di Madoi, 2006
Le Donne di Madoi
Donne, donne, tante donne…Le donne di Madoi. Sono giovani, splendide
fanciulle, ma anche anziane donne dal volto sofferto e reso rugoso nel
duro lavoro dei campi della Bassa parmense o dell’ Alta Val Parma.
Quando Alessandro Madoi, nipote dell’ artista, mi ricevette nel suo
studio di restauro, ho dato un viso e un corpo ai fantasmi della mia
fantasia.
Erano le immagini dell’ Amore e della Morte. Il dolore dei visi e la
bellezza dei corpi, gli occhi della disperazine e della dignità.
Le donne vecchie e le donne giovani, le donne addolorate, scavate,
bagnate dal pianto del loro tragico destino e le donne belle, splendide
nel loro sinuoso corpo, libere come lo sanno essere le ragazze di oggi
con i capelli mossi dall’ anima che soffia nel vento.
Sogno ed incubo, la ragione e la violenza, dove ho già visto queste
tinte, questi colori, questi quadri?
Ecco, ci sono. Ora ricordo, l’ uomo, l’ artista appollaiato sulla
fragile impalcatura, intento a dipingere l’ abside della chiesa del
Corpus Domini quando, da giovane, frequentavo la parrocchia e andavo a
messa.
Ecco dove avevo visto per la prima volta le donne di Madoi, i fantasmi
del mio passato avevano ora preso corpo.
Sono donne che non vogliono essere eroine del quotidiano, ma soltanto se
stesse, con le loro scarse certezze e le tante insicurezze.
Non saranno protagoniste della storia, ma cercano di dare un senso alla
propria.
Il personaggio femminile, nelle tele di Madoi, porta in sé una ricchezza
interiore che supera le logiche della provvisorietà, per diventare
perenne itinerario di una vita che si apre a vasti orizzonti.
I ricordi giovanili dell’ artista, la tragica esperienza della guerra
civile combattuta sui nostri monti, il dolore e la morte con le quali ha
quotidianamente convissuto, trovano naturale spazio e fondale nelle tele
delle sue eroine.
I volti delle pie donne o della madre di Cristo esprimono con grande
incisività tutta l’ umana sofferenza dell’ umanità.
Madoi è un artista semantico, da laico ha saputo trasmetterci l’ enigma
dell’ esistenza, la fede e la speranza della vita eterna nel dare
concretamente volto alla disperazione degli emarginati, dei più umili e
deboli, degli esclusi dalla società, tutti idealmente stretti nel dolore
alla Madonna piangente e disperata per la morte del figlio immolatosi
per la nostra salvezza.
Ma la cosa più straordinaria e affascinante nel talento espressivo di
questo artista, è la facilità di passare dall’ esecuzione dei volti
femminili aggrinziti dal tempo a quelli dolci e straordinariamente
solari come quello della giovane Madonna per la grande vetrata della
chiesa Le Vallette di Torino.
L’ opera dell’ artista dialoga dunque direttamente con il suo soggetto:
la donna è portatrice di quel tanto di dolcezza, di quel tanto di
verità, che i colori e le sapienti pennellate del maestro sanno dare
forma e corpo.
Ecco allora che la donna diviene una presenza emblematica e positiva,
all’ interno di un mondo che sembra non essere, non apparire, ma solo
delinearsi attraverso uno sfondo, un ambiente irreale ricco di
nascoste emozioni.
In questo contesto la figura femminile assume il ruolo di rivelare all’
artista, attraverso l’ intensità cromatica dei colori, il mistero della
bellezza e, per meglio descriverla, ecco allora i suoi nudi.
Nella produzione artistica di Madoi non sono infrequenti i nudi.
Il nudo femminile ripreso in diagonale, che rimanda un poco a
Modigliani, mai presentato nella sua pienezza anatomica, con grande
discrezione e pudore, corpi senza peccato ma non senza desideri.
Un omaggio alla vita attraverso la bellezza delle sue donne, già…le
donne, le donne di Madoi.