Monday, April 29, 2013
MIRACOLI
Invisibili e quotidiani, come quello di aver salvato questo frammento di bozzetto per chissà per cosa sottraendolo al furore distruttivo di
Madoi. Da allora e per i successivi 40 anni, molti altri, piccoli grandi miracoli si sono rincorsi nel riordino degli scritti, dei bozzetti,
delle opere piccole e grandi di Madoi. Dopo il nostro appello a collezionisti conosciuti, o almeno, da noi presunti tali, o spontaneamente
da luoghi e persone impensabili, sono ricomparse opere iconiche, riconosciute perché tutte, tutte facenti parte di un nostro personale
vissuto. Ne abbiamo ricordato il periodo quasi il giorno stesso il luogo, il profumo, parole dette o non dette, ogni particolare
è ritornato vivido alla mente, come quando assisti ad un miracolo, appunto, impossibile da dimenticare.
Miracles. Invisible and daily miracles, like having saved this fragment of drawing for some unidentified project from one of Madoi6apos;s self
destructive mood. Since then, and for the next 40 years, a flow of tiny and big miracles played with our memories while taking care of the huge
archive of handwritten notes, drawings, hundreds and hundreds of artworks left behind by Madoi.
Following to our call to Collectors, or presumed Collectors, or spontaneously from unthinkable names living in unthinkable places, the most
iconic artworks miracously reappeared and we suddenly faced with such vivid memories of our private past. We were then back to the year, month,
almost the day, of their creation, remembering the place, the perfume, the words said and unsaid, every tiny sensation was back in our minds,
as when you witness a miracle, impossible to forget.
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Thursday, April 25, 2013
DOUBLE DOUBLE
Stiamo lanciando la nuova versione del website FIWM.
Rieditarlo, tentando di mantenerne lo spirito pur ampliandone e magnificandone i contenuti, non è stato semplice.
Molto altro ci sarebbe da dire e tenteremo di aggiornarlo il più possibile per mantenerlo vivo, attuale, molto Madoi.
Da questo post in poi di questo seguitissimo blog grazie, grazie aggiungiamo la versione inglese, visti gli apprezzamenti provenienti
da tutto il mondo. Se riusciremo, provvederemo a tradurne tutto il contenuto, dal primo messaggio e all'ultimo.
Grazie ancora.
We are almost ready to launch the new version of FIWM website.
This new edition was not an easy task, and we have been working for months trying to maintain its original spirit while widening and exalting its
contents.
There would be much more to say on this Artist's world and we will do our best to keep it updated and alive, very Madoish.
From this post on of this Blog and we thank you for your attentive and constant appreciation coming from all over the world you'll
find the English translation of our almost daily inputs.
We hope to find the time to translate all the previous Posts, from the very first to the last one. Thanks again.
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CELEBRIAMO LA LIBERAZIONE
Celebriamo la Liberazione?
In questo giorno, il 25 Aprile, in questi momenti, in tutta Italia vi sono manifestazioni accorate a memoria di questa ricorrenza, sacra. Madoi ne
fu attore e protagonista giovanissimo e poi ne lasciò testimonianza nel suo addio, inaugurando proprio in questo giorno, ma nel 1975, il suo
personale messaggio sul tema, fuso nel bronzo (San Donato, Milano, Monumento alla Sofferenza, ndr). Ma non intendo riparlare di questo, proponendo
invece la domanda del tazione da missione compiuta o più banalmente, felicità da sopravvivenza? Certo che no. Di quei giovani di allora
ne sono rimasti pochi, e quei pochi sono ormai rassegnati a non essere neppure più ascoltati quando raccontano di quei momenti di pura gloria,
abnegazione e voglia di riscatto, nella certezza di aver compiuto un'azione che sarebbe servita ad assicurare un futuro di libertà e
certezza democratica a loro stessi e alle future generazioni. In effetti, tecnicamente, è stato così. È così. Ma se
fossero testimoni, oggi, dello stato attuale dell'impresentabile situazione di quel Paese che ci hanno consegnato 63 anni fa, finalmente
libero, vitale, nonostante le ferite e i lutti? Allora la voglia di farcela era tutta intatta. Come dovrebbe essere oggi, pari alla voglia di questo
Prometeo di arrostire questo uccellaccio nero che gli rode il fegato, giorno dopo giorno, come se non avesse altro di cui nutrirsi. Noi tutti, come
Prometeo, tutto sommato resi prigionieri per colpe veniali, abbiamo il dovere di indignarci, di ribellarci nel quotidiano prendere atto di ruberie
ripetute, giorno dopo giorno, di mascalzonate insopportabili, di pericolosa incompetenza. Insomma di tutto quello che oggi, 63 anni dopo, rimane
presente e saldo come nemico neanche tanto identificabile cioè vestito malissimo, come il vecchio nemico di quegli anni, che non aveva
neanche idea di come presentarsi ma tirato a lucido, grasso e splendente e circondato da tutta la sua refurtiva, cioè abbellito e reso ricco
dalle nostre cose, rubate in anni di razzie spudoratamente perpetrate alla luce del sole. E che rimarranno impunite, tra l'altro.
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Tuesday, April 23, 2013
RESILIENCE
How I love this word!
Non riuscendo a trovare un termine italiano che ne riassuma i contenuti, i vari significati, che riesca ad esprimere il concetto di elastica resistenza,
di intelligente contrapposizione nei confronti di forze apparentemente superiori, e poi continuando all'infinito nell'ammirazione di ciò che
questa meravigliosa parola rappresenta, la traduco con un nome: Isabella.
Isabella, questa Signora dipinta nel 1965 da un marito impossibile, in un attimo di tregua nella corsa perenne dietro i suoi fantasmi/sogni/desideri/mondi
paralleli e altro che non so.
Si dice che dietro un grande uomo vi sia una grande donna. Non volevo neanche scriverlo, tanto mi sembra una banalità, e non è neppure
sempre vero. Io aggiungo che dietro un genio, egoista e distratto, affascinante e odioso, amabile e impossibile, vi è un altro genio, non importa
chi rappresenti. In questo caso una moglie. Amatissima.
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Sunday, April 21, 2013
DESTINO
Destino. Con le sembianze di questo sconosciuto seduto in terra davanti a figure di vario tipo nell'icononico mix madoiano dal titolo I Drogati.
Dietro alle sue spalle potenziali dannati, anime perse, apparentemente irrecuperabili, Destinate, appunto.
E il Destino attende. Già dallo sguardo rassegnato, consapevole, commosso, triste e spietato si intuisce che già conosce il contenuto
delle prossime pagine, tante o poche, del libro di ognuno di loro. Ma nulla può, se non concedere loro l'illusione di un'apparente libertà
di decisione del loro prossimo futuro. Per alcuni solo un giorno, per altri mesi, anni di possibilità, solo possibilità, di tentare di
deviare il corso di ciò che sarà poi inevitabile. Parlavo giorni orsono con un giovane splendido, bello come il sole e forte/fragile come le
cose più preziose. Negava, come è giusto che sia, nella consapevolezza finalmente dei suoi 30 e passa anni, l'esistenza di
forze superiori contro cui nulla possono la determinazione, la volontà, la commovente arroganza della giovinezza. Splendido nel suo dirsi sicuro
di aver preso in mano la propria vita e il suo professarsi certo che il suo futuro succedere degli eventi fosse esclusivamente nelle sue mani, nelle sue
decisioni quotidiane. Non potrebbe essere altro che così.
E così deve essere, perché questo giovane è un sopravvissuto. Esempio tosto di determinazione a non seguire l'impulso
irresistibile del buttarsi di sotto. Il recuperare il piede già nel vuoto sul baratro della vita l'ha riportato con sforzi inimmaginabili
verso la luce, tra le braccia aperte di chi attendeva senza ormai più fiato questo ritorno, verso il futuro, verso un'altra vita. Da qui
la consapevolezza onesta di aver deciso vero in piena autonomia vero di voler scrivere ancora cento capitoli del proprio libro, in
cui il periodo passato ne costituiva solo un'errata bozza introduttiva. Fra molto, moltissimo tempo questo giovane arriverà alla ora negata
conclusione che si, tutto vero, ma così era già scritto, già voluto, progettato ed editato nel libro della sua vita. Il suo decidere può essere
paragonabile ad una correzione di bozze di una storia in corso d'opera. La parola fine, comunque, non gli spetta, neppure se lo decidesse. Questo
non significa che ogni istante, ogni giorno, non debba venir impostato alla massima onestà, alla massima gioia di vivere ogni momento. Aggiungerei
solo che ognuno di questi istante debba venir vissuto con la straordinaria consapevolezza che comunque è un momento che si sta vivendo, e
considerarlo un regalo, come tutti gli attimi della nostra vita e non va sprecato.
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Wednesday, April 17, 2013
ARIA
Aria.
Necessità fisica, umorale, incontenibile di respirare.
Non solamente un dentro aria / fuori aria meccanico e inevitabile, ma un riappropriarsi di respiri profondi e liberatori.
E poi silenzio, please.
Dobbiamo pensare, riprenderci.
Madoi era maestro di queste tecniche di personale auto riferibilità del proprio io.
I suoi respiri erano uragani, i suoi silenzi muri invalicabili e i pensieri che ne scaturivano decretavano la nostra futura condanna, o meglio, senza
voler drammatizzare, influivano sulle nostre vite nei mesi/anni a venire.
Ma era piacevole e sfiancante, divertente e struggente, prendere parte a queste fasi preliminari di futuri progetti, anche solo virtuali o che nascevano
e cessavano di esistere tra un respiro e l'altro.
Mille pensieri, mille desideri che si scontravano più o meno subito e si sfilacciavano alle prime battute di contradditorio saggio proveniente, non
richiesto, dai soliti corvi.
Quelli che ti prendono per i piedi mentre cerchi di lievitare verso futuri immaginati e sperati, anche solo per vedere meglio, e ti smontano pezzettino
dopo pezzettino quelle idee, quei voli, quei sogni che sai di poter realizzare, togliendoti anche la sola voglia di provarci.
Ogni tanto penso che Madoi si sia così stufato di tutto questo da aver segretamente deciso di andarsene così presto, come poi è avvenuto. E
seguendo questo pensiero, sono certa che abbia anche perfidamente deciso di lasciare come ha fatto tutto il suo possibile, gli assaggi più
allettanti di quanto avrebbe potuto realizzare, se il tempo e i corvi glielo avessero permesso.
Deve essere andata così.
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Sunday, April 14, 2013
DIANA
Sempre tornando alle attese Madoiane, cioè intervalli più o meno lunghi tra un progetto importante e l'altro, nascevano ogni tanto
opere come questa. Un ammasso di creta portato su per 400 scalini da volontari, sino allo studio merlato all'ultimo piano della Torre,
lo studio del Maestro diventava un'opera soffertissima perchè impastata e rimpastata, come il Pongo in mano ad un bambino. Se nulla
di ritenuto decente usciva fuori, tanto valeva giocarci. Ecco allora comparire opere come questa, per noi bellissima. Diana Cacciatrice, personaggio
mitologico molto amato da Madoi, perché donna/dea di gran carattere, anzi pessimo carattere, irascibile, vendicativa ma onesta nelle sue vendette in
difesa dei deboli. Amante della solitudine, forte nel saper convivere anche solo con se stessa, dispensava protezione agli animali selvatici mi
piace pensare che la caccia la riservasse ai cacciatori era custode inflessibile di un eco sistema già minacciato dai soliti umani e sapeva
incutere soggezione e ammirazione anche da parte delle altre Dee più propense a voler piacere a tutti i costi. Questo piaceva a Madoi, ne sono
certa.
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Thursday, April 11, 2013
L'EFEBO
L'Efebo, questo è il nome che da sempre diamo a questa testa in gesso dipinto, scolpita da Madoi in un periodo non ben definito, diciamo
all'inizio degli anni '70. Strana scultura.
Strano soggetto e ancor più strani i colori.
Dato che Madoi nei suoi silenzi lunghi e paralizzanti parlava solo con le immagini dei suoi lavori, non riusciamo a capire/ricordare da che pensiero
fece uscire questa "cosa".
Una certa somiglianza può però essere riscontrata con la figura maschile di una futura scultura, parte di un monumento poi realizzato nel 1975.
E allora sarebbe comprensibile: l'averlo "conciato" così potrebbe venir interpretato come noia, ribellione, ansia da attesa le
solite attese o irriverente pensiero nei confronti di un progetto a cui teneva tantissimo e che, nello stesso tempo, temeva.
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Tuesday, April9, 2013
L'ATTESA
Madoi odiava le attese.
Come tutti noi, forse, sia che si attenda qualcosa di bello, perché non arriva mai, o di brutto, perché la si teme.
Madoi viveva anche per mesi, immobile a cavalcioni su una sedia, sigaretta perenne, musica a palla, gli intervalli tra un progetto e l'altro. Ad
aspettare. Aspettare che una telefonata, una visita gli annunciassero che il suo lavoro, quello già compiuto e finito, inaugurato e archiviato
solo nella sua testa, venisse approvato, finanziato, reso fattibile da una marea di permessi e concessioni.
Cioè che poteva cominciare, nella realtà, quello che per lui quasi non aveva più senso, avendolo già compiuto, con il pensiero. Lo aveva
già stufato.
Per noi innocenti astanti quelli erano i giorni più comici e per i quali valeva la pena essere stati testimoni di tanta angoscia pregressa e aver
patito la sua immobilità catatonica che richiedeva atti di servilismo abbruttente.
Scosso, sfidato, minacciato dai rappresentanti del Committente, Madoi richiedeva un paio di chilometri di carta da spolvero dato che doveva fornire
un qualcosina di più dei pezzettini di carta dove l'intero progetto era stato presentato per arrivare a questo stadio di approvazione e
cominciava a trasferirci sopra non più il progetto originale, ma un mosaico di pensieri, figure, note personali, numeri telefonici, il gatto di
casa, la prima persona che passava per la strada, e così via.
Il tutto a velocità frenetica, notte, giorno, notte, per settimane. Alla fine veniva recuperato, districato , in mezzo a montagne di carta strappata
e una mano santa gli spallottolava resti di bozzetti di valore inestimabile, non solo da rendere decenti per essere presentati al Committente, ma anche a
testimonianza di questi momenti di pura e folle creazione e che riunivano altri dieci, venti progetti , tutti futuri eppure tutti già compiuti, finiti,
inaugurati e archiviati , solo nei suoi pensieri.
Quanto ci manchi, quanto ci manca tutto questo. È stato esilarante starti vicino.
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Sunday, April 7, 2013
DOMENICA, 7 APRILE 2013
Sembra passata una vita intera. È passata una vita intera, 50 anni lo possono essere. Eppure a Sesta tutto è più o meno rimasto
come negli anni '60 con Madoi che si impossessava artisticamente del Borgo, coinvolgeva i pochi abitanti, comprava un fienile e lo trasformava nel
celebre "Ventoso" e cominciava a dipingere, ovunque. Prima la Chiesa, iniziata e finita in un inverno %shy; del 1963, appunto, gelido e con
la neve che si misurava a metri. Poi, sull'onda di "e adesso cosa faccio?" proseguiva a dipingere tutto il paese, cioè le mura
esterne delle case, perché quelle interne rimanevano ben protette dai proprietari ancora attoniti da questo ciclone umano che sprigionava fascino
vero, ma incuteva anche una certa soggezione. Con oggi iniziano le celebrazioni di questo 50°, 1963 2013 che non sembra neanche vero.
Però è così. Ogni anno, da allora e per tutti gli anni, è stato celebrato con Eventi che iniziano a Luglio, per ricordare
l'inaugurazione ufficiale del 7 Luglio del 1963, proseguono tutto Agosto con Eventi sino a Settembre, un mese che Madoi sceglieva per esporre
open air nelle stradine del Borgo tutta la sua produzione di un estate passata a dipingere dal suo amato Ventoso. Quest' anno sarà particolarmente
speciale.
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Friday, April 5, 2013
SESTA, LA CHIESA, 1963
Questa domenica, 7 Aprile 2013, si celebra un'altra domenica, più o meno nello stesso mese, ma del 1963. Madoi finiva, o stava finendo
l'affresco che vedete, di fatto suddiviso in due pareti, intere, di Chiesa: da un lato la Crocifissione, dall'altro Gli Astanti, tutti
o quasi con una loro identità visiva, dato che vengono qui
ritratti gli abitanti del Borgo. Ma il 7 Aprile, pur nel mezzo del percorso artistico Sestiano di Madoi, è una data che celebra la figura
questa immagine della Madonna ai piedi della Croce. Lode certo alla Madre di tutte le Madri, ma il nostro pensiero va alla modella, volontaria
nonostante fosse consapevole che quelli sarebbero stati gli ultimi giorni della sua vita. Si chiamava, si chiama, Valentina il cognome non ha
importanza in un borgo di poche anime che verrà sempre ricordata in centinaia di schizzi, di disegni, di trasposizioni semi religiose
e non da un Madoi che non è mai riuscito a dimenticare neppure un dettaglio del loro incontro.
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Thursday, April 4, 2013
SESTA,1963
1963 2013.
50 anni sono passati da questa foto.
Qui di fianco un giovane Madoi e Don Rosolo, il Parroco della Chiesa di Sesta. Nel background una parete dell'affresco appena completato.
Madoi sembra entusiasta, contento.
Don Rosolo, forse troppo stanco, un po' meno. In effetti tutto il periodo di progettazione e esecuzione del grande affresco fu per questo giovane
Parroco uno dei più intensi della sua vita, a sua dire.
Domenica 7 Aprile, a Sesta appunto, prendono il via le celebrazioni per il 50° Anniversario dell'Inaugurazione degli affreschi della Chiesa.
Un maturo Don Rosolo, come sempre ha fatto nelle manifestazioni Sestiane dedicate a Madoi, officerà una messa e Nando Donnini, testimone storico
di quel periodo presiederà tutta una serie di eventi che da Aprile ad Agosto 2013 ricorderanno Madoi nei vari passaggi del suo legame con questo
piccolo e grande Borgo dell'Appennino.
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Wednesday, April 3, 2013
E ADESSO?
E adesso basta. Gli ultimi giorni, resi sacri da inaspettati esempi di umile maestosità, sono passati e se riuscissimo a mettere in pratica le
intenzioni di pace, fratellanza, compassione che tanto ci hanno fatto stare bene, dovremmo approdare ad una fattiva gestione delle nostre giornate, con
pure un sorriso.
Ma come facciamo? A latere di questi accenni grandiosi, pur tentando di "non guardare" e soprattutto "non sentire", si consumavano
nefandezze verbali, costituzionali, morali, che neanche in un asilo infantile, pieno di baby mostri, si sarebbero potute pensare. Bambini viziati dal
proprio potere vecchio o nuovo di intoccabili. Ci vorrebbe un riformatorio, con pene massime, tipo scrivi un milione di volte in stampatello
"io sono un cretino", con internamento perenne, naturalmente. Sogni, anche questi sogni, e francamente non ce li possiamo permettere. Allora,
nel nostro piccolo o grande che sia, facciamo noi del nostro meglio, tentiamo di essere fieri ma onestamente di noi stessi, anche solo con
piccoli progetti quotidiani portati a compimento con onestà e passione. E se il caso applichiamo su di noi quel rigore purificante e rigeneratore
di una coscienza che, se tenuta bene, non ci tradirà mai.
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Tuesday, April 2, 2013
BUONA GIORNATA
Buona giornata. Se imparassimo ad iniziare ogni nuovo incontro, conosciuto e non, in questo semplice modo, ma pensando veramente a ciò che ,
forse anche le nostre giornate avrebbero di riflesso un sapore diverso, più dolce. Ci è stato recentemente insegnato.
Perché non provare? Banalmente, non costa nulla, quindi è applicabile.
Togliamoci veli viola di cattiveria neanche tanto nascosta, come questo a fianco tra l'altro impareggiabilmente portato e molto fashion
scansiamo muri di ipocrisia e buttiamoci in un parkour folle sopra i nostri pregiudizi e cominciamo ad augurare con sincerità buona giornata
a tutti, da oggi. Magari porta buono.
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