Sunday, October 27, 2013
Fondazione su Second Life

ELEGANZA INCONSAPEVOLE
Eleganza inconsapevole. L'unica. Quella che non si sa di possedere ma che si espande ad ogni movimento, ad ogni suono o gesto, o semplicemente facendo parte, anche se per pochi attimi, del quadro meraviglioso e silenzioso della vita del nostro pianeta. Un'eleganza fatta di nulla ma che svela ­ o lascia immaginare ­ contenuti sublimi. Madoi lo sapeva bene e la riconosceva in un fiore appassito, in un gattino perso, in un derelitto incontrato per strada ­ guardateli, alcuni sono mostri di eleganza e dignitą soppressa, ma , molto raramente, in una signora. Già, proprio così. L'eleganza costruita, quella che non traspare dagli occhi, da un gesto, quella che non sa piangere, ma solo specchiarsi per il compiacimento di veder riflessa un%apos;immagine di se stessi rivestita, paludata da strati e strati di costosi orpelli, veniva sgamata da Madoi all'istante e, quando chiamato a dipingerla ­ perché non si è sempre sottratto a queste imposizioni commerciali che poi gli avrebbero permesso il grande lusso di dipingere navate, abside, chilometri di muro, o semplicemente di non fare assolutamente nulla ­ ne sconvolgeva l'aspetto togliendole gioielli, paludamenti da sacri riti mondani, e la rivestiva con uno straccino nero, alto fino al collo, svestendo anche la faccia della malcapitata che gli stava davanti, in posa, per il ritratto che già aveva una sua location sul divano, comprato apposta, del suo bel salotto, con party già fissato per la presentazione alla città­bene, ma restituendole, se mai l'avesse avuta, un'eleganza fatta di occhi, di sguardo, di sconcerto e pallida paura. Infatti, le sue migliori analisi pittoriche, perché di questo si trattava, rimanevano ­ rifiutate ­ nel suo studio.

Unconscious elegance.
The real one. The elegance one doesnt know to possess but that comes out naturally at every single movement, at every soft sound or gesture, or merely taking its place even for few moments in the wonderful and silent picture of the life of our planet. An elegance made of nothing but showing ­ or letting imagine ­ sublime contents. Madoi was fully aware of this and he could spot it in a flower at the end of his life, in a stray cat, in a poor chap met on the street ­ please have a look at them, they may be stars of elegance and hidden pride, but rarely in a so called Lady. A stuctured elegance, the one that gives no light in the eyes, that cant be invented in a gesture, the one that has no tears, but is just able to be gratified in a mirrored image covered of layers and layers of expensive frills, could be sussed out by Madoi on the spot. When called to paint the Lady in question ­ as he once in a while had to accept these assignments which could grant him an afterwards of painting whole naves or miles of walls, or simply of doing nothing for endless periods ­ his favourite joke was to silently disarrange her glam ensemble painting the Lady dressed in a black and simple robe, not considering the jewels and super ornaments she was wearing standing in front of him. Not content of this, he used to undressed even her face, leaving just the eyes of this poor woman which was proudly posing for him for the portrait ­ which was already royally set in her mind above a sofa bought on purpose for her lounge room, having already fixed the date of the party for the presentation of this artwork to the creme of the city ­ but in the same time giving her as a precious present, an elegance made of eyes, of enraptured gaze, of bewilderment and pale fright. As a result of this, Madoi's best and cruelest interpretations remained refused ­ and unpaid - in his atelier.