EVENTI
Sesta
43021 Corniglio, Parma
13 Luglio 2013
Celebrazioni per il 50° Anniversario dell'Inaugurazione degli Affreschi della Chiesa e del Borgo
In data 28 febbraio 1963 la «Gazzetta di Parma» pubblicò il seguente lapidario trafiletto: «Gli abitanti di Sesta di Corniglio,
pur vivendo in ristrettezze, vogliono che la loro piccola chiesa sia convenientemente affrescata. Per questo tutte le famiglie si sono autotassate al fine
di contribuire alle spese materialidel lavoro.
Dal canto suo, il pittore Walter Madoi esegue gli affreschi per puro amore dell'arte, senza compenso».
Di rincalzo, qualche settimana dopo comparve sull'«Avvenire» un articolo dal sobrio titolo «Walter Madoi affresca la Crocefissione».
Il servizio giornalistico iniziava così: «Un’interessante iniziativa artistica sta svegliando da qualche tempo Sesta, piccola frazione di
Corniglio, affacciata alla suggestiva valle su cui domina l'ancor nevoso Monte Orsaro: la chiesetta del paese, una costruzione barocca, sta per assurgere al
ruolo di tempio più frequentato della zona e il merito è del bravo e simpatico pittore Walter Madoi,
trapiantato a Milano per impegni di lavoro, ma
sempre vicino alla sua città, che ha deciso di affrescare le pareti della chiesa con una vasta Crocefissione. . . ».
L’imponente impresa pittorica, consistente in circa 350 mq di affreschi, fu eseguita nel giro di appena tre mesi di weekend.
Come sottolineato anche dal compianto Tiziano Marcheselli nell’ambito di uno dei suoi ricorrenti articoli sull'argomento, l'opera presentava svariate
difficoltà: «dalla mancanza di superfici piane all'interno della chiesa ai numerosi permessi da ottenere e ritrosie da vincere, fino ai fattori
tecnici veri e propri».
Madoi riuscì a superare tutti gli ostacoli, «un po' con la sua abilità professionale di pittore e un po' con i suoi sviluppatissimi contatti
umani».
Parte delle difficoltà venne tuttavia superata anche per merito di Don Rosolo Tarasconi (il principale collaboratore di Madoi), del Comitato di fabbriceria
e della Comunità parrocchiale di Sesta Inferiore.
E giunse per il Maestro Walter Madoi, per Don Rosolo Tarasconi e per la gente del posto il momento più trepido ed emozionante: quello dell'inaugurazione
della «grandiosa» e «mirabile» opera (così l’”Avvenire” aggettivò in quei giorni l'opera artistica di Madoi).
Si trattò di un momento preparato a lungo e nei minimi particolari, tanto che la «cerimonia» rivelò
un'organizzazione da manuale turistico (come risulta
dalla documentazione «agli atti» e dalle testimonianze orali). Al riguardo, ecco un
gustoso campionario di consigli forniti dal feudatario Madoi ai suoi sudditi»: curare la pulizia e il decoro del borgo (in particolare mettere «fiori
sulle finestre» e «su ogni piccolo pezzo di terra»); risolvere i problemi della segnaletica artistico - culturale e dei parcheggi, lanciare
l'immagine di Sesta come «paese dell'affresco» attraverso gli organi d'informazione e tramite altre forme divulgative; affinare il senso di cordialità
e di ospitalità, nonché di ponderata loquacità, nei confronti dei visitatori (giornalisti compresi); evitare di esibire drappi o manifesti tipo
«W il Vescovo» (dato il preponderante carattere artistico - culturale della «cerimonia»).
L’editto conteneva anche un brioso e singolare suggerimento rivolto all'unico esercente della frazione («Guido farà bene a fornirsi di sigarette
e non solo di trinciato forte») e un profetico
invito indirizzato a «tutti quelli che hanno una stanza o due» («farebbero bene a sistemarle per una possibile collocazione di villeggianti»).
Forse mai tanti estimatori, turisti e curiosi, salirono fino a Sesta Inferiore come in occasione della fatidica giornata del 7 luglio 1963; forse mai tante
autorità civili e religiose, nonché tante personalità della cultura e dell'arte, varcarono i confini del feudo di Madoi come allora; forse nessun
altro avvenimento cornigliese provocò tanti servizi giornalistici e fotografici.
Un coro di elogi salutò l'eccezionale impresa di Madoi, pittore da più parti ritenuto di statura nazionale e forse sovranazionale. Qualcuno definì
il «paese dell'affresco» come «uno dei più interessanti centri artistici dell'Appennino» (da inserire «di diritto negli itinerari
turistici» della vallata);qualcun altro accostò il progetto portato a termine da Walter Madoi nella chiesa di Sesta a quello realizzato da Henri Matisse
nella Cappella del Rosario di Vence (1951); altri ancora tirarono in ballo, anche per via della scelta dei modelli («visi di uomini viventi»), addirittura
Leonardo e Michelangelo.
Nel contesto e a seguito della cerimonia di inaugurazione dei «bellissimi affreschi» fiorirono ulteriori originali proposte, che purtroppo - per vari motivi
- non decollarono.
In quel periodo nacque ad esempio l'idea di «trasformare
l'accogliente frazione» cornigliese in una «seconda Arcumeggia» (Varese) od in una «Montefalcone asolana», idea avente quale epicentro
la creazione di una «casa del pittore» attrezzata «per ospitare a turni prestabiliti gli artisti» disponibili a donare almeno un loro
affresco al paese di Sesta.
Un altro generoso e stimolante progetto, non attivato specialmente per sopraggiunte incomprensioni con alcuni proprietari di terreni, fu l'allestimento di quattordici
cappelle - stazioni della Via Crucis lungo la strada comunale Trincerone - Sesta Inferiore.
Decollarono invece, sempre grazie alla sottile intuizione e al tenace impegno di Walter Madoi, ulteriori significative iniziative: la predisposizione di una quarantina
di affreschi sui muri esterni dei fabbricati di Sesta Inferiore, l'allestimento fin dal 1965 della prestigiosa mostra d’arte all’aperto definita
“Dall’alba al tramonto” e l'arricchimento
artistico - avvenuto verso la metà degli anni Settanta - della Chiesadi San Rocco con la collocazione di una monumentale statua in gesso dedicata alla Resistenza /
Sofferenza e di un'altra scultura -davvero unica e raffinata - riproducente la Madonna. Ovviamente l'esecuzione degli affreschi sui muri esterni rappresentò,
fra le iniziative elencate, l'impresa più clamorosa e allettante.
Madoi dipinse infatti - oltre a personaggi del posto - varie celebrità del teatro, del cinema, della canzone, della politica, del giornalismo e così via.
Al riguardo, Walter Madoi confidò al dinamico e lungimirante pubblicista Mario Bersini: «Voglio che questo mio paese d'elezione resti sempre pieno di
figure di ieri e di oggi, note e sconosciute, anche in accostamenti arditi... Voglio che viva in virtù di esse, risuscitandolo da un torpore secolare e
reinserendolo nella sua posizione di naturale privilegio…».
Purtroppo - a distanza di quasi quarant’anni dalla prematura scomparsa di Madoi - numerose figure dipinte dal Maestro sui muri del borgo non esistono più,
mentre le poche superstiti versano in condizioni di lenta ma progressiva e inquietante agonia, così pure alcune immagini raffigurate all’interno della
Chiesa di Sesta, nella drammatica e ispirata dinamicità dell’ampio affresco della Crocefissione. Le medesime immagini potranno essere salvate - almeno
in parte - soltanto nel caso di determinata e coerente prosecuzione del patto d’impegno a suo tempo deciso fra l’allora neo-costituita Fondazione Isabella
e Walter Madoi, la Comunità parrocchiale di Sesta e le Istituzioni (civili e canoniche) operanti nel Parmense e altrove. Insomma: c’è ancora
speranza ma occorrerà agire d’ora in poi in modo sinergico, mirato e … coordinato!
(Nando Donnini)