Laura Rubini Landucci, da “Monografia di Walter Madoi”, 1970
Presentazione
L’ amicizia ha diverse facce, si stabilisce per affinità o contrasto di
temperamenti, per abitudine di lavoro comune, per legami familiari o
scolastici o per spirito di solidarietà tra conterranei o di consorteria
per chi come me è professore di estrazione universitaria. Ma capita
nella vita per quell’ imponderabile imprevisto che solo a pochi
privilegiati è assegnato dal fato, di incontrare sul proprio cammino un
artista e di seguirlo da vicino per quel tanto che gli è consentito,
commisurato alle proprie capacità percettive e alle proprie doti di
adattamento di fronte a mutamenti di umore e di atteggiamenti
psicologici che oscillano imprevedibilmente tra i poli opposti: affetto
o ostilità o indifferenza, comunicabilità o astrazione assoluta.
Essere amici di Walter Madoi è un privilegio di pochi e capirlo dei
pochissimi che hanno la ventura di essere trattenuti dalle fitte maglie
di quel setaccio che seleziona le tante persone che entrano nella sua
orbita per essere poi eliminate per stanchezza o urto di mentalità o
incompatibilità di carattere e soprattutto per incomprensione e
superficialità di valutazione.
Walter Madoi è un personaggio che si definisce semplice e che per gli
amici è estremamente complesso per la versatilità del suo ingegno, per
la capacità di esprimere non solo nella pittura, ma anche a parole e
nella musica le verità che ognuno tiene sepolte nel proprio subcosciente
e non osa confessare nemmeno a se stesso. La sua personalità estroversa
lo porta a simpatizzare con tutti, a sintonizzarsi in qualsiasi
ambiente, a penetrare nella psiche umana con una acutezza che lascia le
persone oggetto del suo interesse come denudate ed indifese, private
delle sovrastrutture di cui ognuno di noi faticosamente si è vestito a
protezione delle proprie debolezze, a scudo della curiosità degli
estranei, a salvaguardia della propria dignità, a barriera di protezione
della propria privacy e a salvacondotto per l’ inserimento nella
società. Chi è stato sottoposto ad una analisi psicologica da Madoi per
un ritratto ha indubbiamente vissuto queste sensazioni e si è trovato in
uno stato di smarrimento chiedendosi angosciosamente com’era possibile
che i lati della propria personalità più nascosti fossero così affiorati
in superficie al punto da essere fissati in una immagine su tela o in
pochi tratti di carboncino e offerti all’ osservazione di quegli altri
ai quali per una vita si era sforzato di apparire diverso.
La
penetrazione psicologica congiunta ad una profonda conoscenza della
natura umana è uno dei tratti più significativi di Madoi che però vede
gli altri con la sincerità priva di reticenze che gli è propria, che a
prima vista può sembrare troppo cruda ma che è sempre permeata da una
sensibilità profonda che sa cogliere in ogni individuo accanto alle
debolezze anche i meriti, i lati positivi per umili che essi siano.
Madoi nel ritratto esprime in pieno la forza della sua personalità che
rende almeno per un periodo limitato di tempo le persone che avvicina da
lui dipendenti, tale stato di dipendenza può portare ovviamente in un
secondo tempo ad una reazione di ribellione per la ricerca di
riconquistare una posizioe acquisita con fatica nella scala sociale e
che è sembrata ad un tratto vacillante, costruita sulla sabbia e falsa
persino ai propri occhi.
Ma il Madoi alle volte spietato nel ritratto è anche l’ artista che
nelle figure dei suoi affreschi e dei suoi dipinti esprime il suo grande
amore per l’ umanità e per i problemi che l’ affliggono e le figure che
rappresentano la storia dell’ umanità e la condizione umana ai tempi
nostri sono cariche di dolore, di aspirazione alla catarsi, sono
impregnate di uno spirito di religiosità trasferita ai tempi nostri,
esprimono la crisi attuale della società e la ricerca di un ritorno ai
valori primari della vita, alla sincerità, al rispetto, alla
rivendicazione dei diritti dell’ uomo.
Madoi è l’ artista estremamente serio nella sua opera, intransigente
prima di tutto con se stesso, che afferma sempre di non firmare un
lavoro che possa essere dovuto al caso. Ma le opere più
significative vengono eseguite quando l’ artista entra in uno stato di
esaltazione, molto vicino ad uno stato di trance, che raggiunge non con
la droga, come tanti artisti di oggi, ma attraverso il distacco completo
dall’ ambiente, la perdita del contatto financo temporo-spaziale, che fa
si che l’ attività della psiche liberata dalle inibizioni di stimoli
esogeni viene trasferita sulla tela con una immediatezza che lascia
sgomento perfino l’ artista stesso che non sa perchè ha dipinto in quel
modo e quale ne sia stato il “primus movens”.
Chi ha dimestichezza con i processi psicologici può riconoscere in certi
dipinti un tentativo di liberazione da esperienze frustranti, il ritorno
ossessivo di figure che nella sua vita hanno avuto influenza
preponderante e che tutta una successiva esperienza di vita non è
riuscita a cancellare. Si tratta dell’ immagine della madre
identificata nella “mater dolorosa” che raccoglie in se tutto il dolore
dell’ umanità e ne sopporta coraggiosamente il peso senza condividerlo
con nessuno e senza esteriorizzarlo, in un isolamento che sembra
delimitato dalle linee decise del fazzoletto scuro che ne avvolge il
volto e che crea una barriera impenetrabile alla comunicazione della sua
sofferenza.
Si tratta di quella figura di San Sebastiano che Madoi
riaffronta in momenti cruciali della sua vita quando si trova ad una
svolta della sua produzione artistica riproponendo a se stesso un tema
che fa parte della sua vita e che probabilmente si ricollega ad un
esperienza tragica del Si tratta ancora di quelle figure piene di
pathos, di bambini soli, in un mondo ostile, che guardano all’ avvenire
senza speranza con uno sguardo che non è infantile, ma che rispecchia
una sofferenza passata e l’ antiveggenza di pene future.
Ricorre ancora nei suoi dipinti l’ immagine di mani protese verso l’
alto, verso un cielo tormentato che assume tonalità di colore
drammatiche, dal violetto al rosso al nero, e che dimostrano l’
aspirazione dell’ uomo a sollevarsi dall’ abiezione interiore e del
mondo circostante per dominare le forze della natura e conquistare la
libertà dello spirito.
Sono mani protese che non chiedono pietà né esprimono proteàsta ma che
con la loro visualizzazione che in certe immagini appare prepotente o
conturbante o ossessiva vogliono costituire un “memento” dei diritti
dell’ uomo.
Il concetto deriva dal contrasto tra le mani forti, dirette verso l’
alto, in movimento e la fissità dei volti appartenenti ad altri essere
umani rassegnati al dolore con lo sguardo fisso che non esprime speranza
e non si incrocia mai con lo sguardo amico.
Tra le figure più significative di questo aspetto della natura umana
ricorre anche l’ accostamento di un vecchio e di un bambino
rappresentati uniti fisicamente, ma completamente isolati sul piano
spirituale, senza possibilità di contatto e che esprimono l’
incomunibilità che molte volte si crea tra generazioni diverse.
Questa è la tematica che Madoi si ripropone in momenti diversi e che
esteriorizza in immagini spesso violente e con risultati di shock-colore
di grande effetto che esprimono il suo conflitto interiore.
Chi gli sta vicino impara a conoscere il processo psicologico che
precede ogni opera di Madoi che vive fino allo spasimo le sue sensazioni
per poi tradurle in forme e colori.
Accanto alle figure i soggetti che occupano una parte preponderante
nella produzione di Madoi sono i paesaggi del Po, le visioni dell’
Appennino e soprattutto i fiori.
Il Po rappresenta per l’ artista il “background” della sua infanzia e
adolescenza: certamente le prime sensazioni e le prime emozioni
artistiche sono state in lui risvegliate dalla contemplazione del grande
fiume di giorno, di notte, all’ alba, sotto il sole spietato dell’
estate e avvolto dalla nebbia d’ autunno o nel fiabesco paesaggio
cristallizzato dell’ inverno, quando la brina ricopre i pioppi e stende
un velo bianco sulla pianura.
Madoi ha assorbito le stupende visioni del fiume, le ha rielaborate in
una chiave poetica che è inconfondibile: ogni sua rappresentazione
del Po riflette un particolare stato d’ animo al punto che sembra si sia
creata una simbiosi tra lui e il fiume. Ci sono dei momenti nella
vita del pittore in cui si sente inevitabilmente attratto dal Po, come
un ritorno alla matrice, alla ricerca di se stesso per chiarire qualche
dubbio o dissolvere la tempesta dell’ animo. I colori dominanti
nella pittura di Madoi sono quelli del Po e ne rispecchiano la
morbidezza, la trasparenza, le tonallità sfumate dal grigio al rosato.
Sono gli stessi colori della laguna di Venezia che è un altro tema che
Madoi sente profondamente e che ha trattato in poche ma preziose tele.
L’ amore per la montagna si è risvegliato in un secondo tempo, è
iniziato nel periodo di vita partigiana condotta nelle zone impervie
dell’ Appennino emiliano.
L’ esperienza partigiana ha segnato una svolta fondamentale nella vita
dell’ artista che giovanissimo, entusiasta della sua arte con lo spirito
carico di emozioni, avido di conoscere ogni aspetto della vita, si è
trovato a contatto con una realtà dura, spietata che lo ha
maturato rapidamente come è successo a tanti giovani della sua
generazione. Ma la fatica fisica spinta fino ai gradi estremi, in
contatto con la violenza, la brutalità, la morte dovevano lasciare
tracce permanenti nella personalità ancora in fase di evoluzione dell’
artista che registrava ogni sensazione e ogni immagine, grazie a quella
sua straordinaria capacità di memorizzazione che tuttora conserva.
Le sue visioni della montagna, i suoi boschi fatti di alberi nudi che
danno un senso di solitudine e di morte, le tinte livide dei paesaggi
nevosi, i cieli tormentati sono l’ espressione di sensazioni esasperate
dall’ ipersensibilità del pittore che si identifica nella natura.
Le scene di violenza e di morte lo perseguiteranno per anni, agitando il
suo sonno, portandolo ad esplosioni di ribellione di fronte ad ogni
evento politico che minacci una guerrra e ad odiare con una foga che ha
tutt’ oggi degli aspetti adolescenziali le ingiustizie sociali ed i
soprusi. Bisogna indovinare le ripercussioni di una dura
esperienza partigiana in un giovane temerario, generoso, dotato di un
vigore fisico eccezionale e del coraggio che rasenta l’ incoscienza
propria dell’ adolescente, sullo spirito di un artista ipersensibile e
capace di captare ogni manifestazione della sofferenza umana e di
identificare ogni emozione in immagini della natura e in effetti
cromatici per capire le sue tragiche figure che si muovono in un
paesaggio devastato dalla furia degli elementi e sotto un cielo
apocalittico.
Le visioni del Po che con la maturaità acquistano una poesia sempre più
raffinata e rarefatta, le figure che esprimono sempre di più la
meditazione del proprio dolore e la vana ricerca di una motivazione che
lo giustifichi, le visioni dell’ Appennino che si addolciscono per la
plasticità dei colori che deriva dalla contemplazione del meraviglioso
anfiteatro di boschi e di cime che fa da sfondo alla casa di Sesta e che
si sovrappone alle immagini della natura ostile esperimentata nel
periodo partigiano, segnano l’ iter della produzione artistica di Madoi.
L’ altro tema che ricorre nella sua pittura è quello dei fiori: il suo
studio è sempre pieno di fiori secchi (non dipinge mai fiori freschi)
che rappresenta sulla tela in composizioni ed accostamenti cromatici che
si rinnovano con la fluidità dell’ ideazione e degli stati d’ animo che
essi rappresentano.
Qualcuo si chiede come mai l’ artista mentre medita il tema di un
affresco di proporzioni enormi, popolato di centinaia di figure, dipinga
fiori. Ma nei fiori l’ artista esprime concetti dominanti della
sua filosofia di vita; i fiori secchi con i gambi e le fogllie
imputriditi rappresentano la caducità sino alla disgregazione della
materia cui ogni essere vivente va incontro, persino i fiori che nella
natura simboleggiano l’ aspetto apparentemente più puro ed esteticamente
più perfetto.
Ma il processo di devitalizzazione procede per gradi, fa marcire le
radici, modifica i colori che perdono la loro violenta, turgida,
carnosa, sensuale bellezza per acquistare tonalità spente e forme
contorte, che esprimono la sofferenza per la perdita della linfa vitale.
In questa lotta per la sopravvivenza i fiori si smaterializzano,
acquistano la leggerezza e la incorporeita’ delle idee che spaziano
libere nei voli della fantasia e si cristallizzano in forme rigide
ridotte all’ essenziale da un processo di razionalizzazione che segna il
completo distacco dalla materia e la meditata e critica valutazione di
essa.
Il profano si chiede spesso da che cosa trae l’ ispirazione l’ artista e
in base a quale stimolo entra nella cosiddetta fase creativa e non
capiscono perché passano giorni e settimane in cui sembra privo di
interessi, assente, rifiuta di parlare della sua pittura, si
dedica ad attività inutili o apparentemente inutili, rifiuta di
affrontare problemi seri, non si lascia trascinare in discussioni che
abitualmente lo appassionano.
Gli amici che gli stanno intorno sono perplessi, delusi hanno la
sensazione del tempo che scorre inutilmente e si sentono in qualche modo
responsabili di non saper fungere da catalizzatore per accelerare o
condizionare la reazione e aspettano con insofferenza che il pittore si
rimetta all’ opera.
Questi periodi di inattività Madoi li attraversa periodicamente e sono i
più difficili a tollerare per chi gli sta intorno, perché diventa
incomunicabile, scontroso, distratto, sordo ad ogni sollecitazione;
sembra non credere più in nessuno e prima di tutto in se stesso, non
sopporta nemmeno la vista dei suoi dipinti, si isola in un mutismo
pesante, sparisce per giornate intere, passa notti insonni e sembra
cambiare natura. Lui di solito così estroverso diventa
impenetrabile e appare totalmente distaccato dai comuni interessi ed
affetti. Bisgno lasciarlo stare, non cercare di allettarlo con
sollecitazioni cui di solito risponde, ma rispettare la discontinuità
del suo umore, aver fiducia che dopo rientrerà nel suo personaggio.
Queste pause nella sua attività sono dovute ad un processo di
autocritica senza indulgenza e segna l’ inizio di una nuova fase di
produzione. Ritorneranno gli stessi temi: i fiori, i paesaggi del
Po, le case di Sesta, i boschi dell’ Appennino e le figure visti in una
nuova dimensione che rispecchia la maturità dell’ artista che controlla
sempre più le sensazioni istintive e le esprime soltanto dopo averle
sottoposte ad un processo di scomposizione e di sintesi e al vaglio
della critica che diventa sempre più esigente e selettiva.
Ad un osservatore attento e sensibile il processo evolutivo appare
evidente.
Artista completo diplomato all’ Istituto d’ Arte di Parma, laureato all’
Accademia di Brera, scultore oltre che pittore, appassionato di musica,
è un uomo insoddisfatto, facile agli entusiasmi e alla fiducia
incondizionata nei suoi simili ed altrettanto incline all’ incongruenza,
a crisi di sconforto, a violente e spesso irrazionali esplosioni di
collera, a manifestazioni imprevedibili di incompatibilità per persone,
cose, ambienti. E’ l’ uomo per cui vale la legge del tutto o del
niente.
Non ammette compromessi in primo luogo con la sua coscienza.
Maestro nell’ arte delle pubbliche relazioni quando si tratta di aiutare
una persona amica in difficoltà, per sé non chiede niente, con un
orgoglio che gli viene dalla consapevolezza della validità della sua
opera che deve parlare da sola.
Il Madoi artista non ha bisogno di essere descritto, si presenta da solo
con le sue opere a chi le sa vedere. Il Madoi uomo e amico è piiù
difficile da ascoltare e comprendere e uno ci arriva soltanto attraverso
la comprensione della sua arte. Non è possibile essere legati da
amicizia con un artista se non lo si considera attraverso la sua opera.
Ma se si stabilisce l’ amicizia l’ amico partecipa anche fattivamente
alla creazione dell’ artista se non altro perchè condivide stati
emotivi, impara a sentire e a vedere le cose con nuovi occhi e
sensibilità più affinata, impara a liberarsi dall’ angoscia perché
diventa consapevole che è una sensazione innata nell’ uomo che si può
concretare in una immagine che le dà il volto, una dimensione e pertanto
diventa più facile da controllare e da superare.
Il Madoi nei contatti umani esercita una influenza cui è ben difficile
sottrarsi – o lo si ama o lo si odia – si dice di lui. Ma chi lo
odia è soltanto colui che non tollera di essere scrutato fino in fondo,
che non sopporta di vedere le cose senza un pietoso velo di ipocrisia,
ma soprattutto che non vuole entrare nello stato d’ animo che i suoi
dipinti promuovono sollevando ondate di sentimenti che è più comodo
reprimere nel subcosciente per poter seguitare a vegetare in quel quieto
vivere che oggi mina la struttura della nostra società.